2007, Pellegrinaggio in Terra Santa

Capimmo in profondità che non ci si poteva fermare anche perché i segnali che la nostra parrocchia stava recependo erano sempre più chiari ed evidenti: il bisogno di raccoglierci attorno alla Parola di Dio per nutrirsi di essa (Lectio Divina); il desiderio di scoprire le risorse della famiglia stimolandola a “divenire ciò che è”; il bisogno di non limitarci ad una preghiera sterile e staccata dal vissuto, bensì di arricchirla di ascolto della storia d'oggi per imparare a trasformarla in gesti di carità e testimonianza...: tutto questo e altro ci ha portato lo scorso anno achiedere ancora a Don Antonio di farci assaporare la bellezza e la grandiosità dell'annuncio del Regno là dove Gesù lo propose e lo visse: la Palestina. Otto giorni in terra Santa ci spinsero a “tornare a casa”: là infatti in quanto cristiani, siamo nati. La piccolezza della Nazareth di allora, i trent'anni vissuti nell'anonimato, totalmente coinvolto nelle fatiche e nelle speranze delle persone più umili e insignificanti, l'avventura dei primi discepoli, gli entusiasmi iniziali a cui piano piano fecero seguito una delusione dietro l'altra, gli scontri con le istituzioni, la fatica sempre più dura di entrare dentro al progetto di Dio suo Padre... fino alla conclusione più amara: crocefisso come un delinquente! Rifiutato e considerato maledetto. Là abbiamo avuto l'opportunità di aspirare all'essenziale, di essere condotti con determinazione al cuore della nostra fede. I passaggi sono talmente forti e intensi che si riesce davvero a intuire la grandiosità e l'urgenza del grande sogno di Dio Padre: quello di fare dell'umanità un'unica grande famiglia riconciliata. E all'ombra degli ulivi del Getsemani o dinanzi alla pietra che raccolse l’ultima disperata preghiera di Gesù non puoi non chiederti: “Perché il cuore dell'uomo è così duro e resistente?”… Sappiamo però che da quella morte drammatica e da quel sepolcro spalancato nacque una primavera. Interi gruppi di uomini e donne affascinati dalla risorto uscirono allo scoperto e cominciarono a gridare ai loro contemporanei quanto avevano vissuto con il Nazareno. Piano piano uscirono dai confini della Palestina e si spinsero verso i grandi fiumi dove scorreva la vita: lì cominciarono a raccontare a chiunque incontrassero quanto avevano scoperto. Sorsero gruppi di discepoli, alcune pagine di vita vissute con Gesù cominciarono essere messe per iscritto, altri si spinsero sempre più oltre fino ad Antiochia nell'odierna Turchia dove, per la prima volta, questi minuscoli gruppi di discepoli furono chiamati “cristiani”.

Settembre 2007

a.

All'inizio della sua vita pubblica Gesù esordì dicendo: “Il tempo della salvezza è venuto: Dio inaugura il suo Regno. Cambiate vita e credete in questo lieto messaggio” (Marco, 1,15).

Noi abbiamo cercato di prendere sul serio, ancora una volta, questa proposta e ci siamo messi in cammino, in ricerca di qualche segno che ci aiutasse a capire cosa sia questo Regno di Dio oggi.

Fu così che pensammo, due estati fa, di intraprendere un Pellegrinaggio Ecumenico accostando la comunità monastica di Bose dove vivono insieme monaci e monache di diverse fedi cristiane, il KEK (Centro Ecumenico delle Chiese) a Ginevra che da anni lavora per l'unità dei cristiani, la comunità ecumenica di Taizé in Francia che cerca di proporsi al mondo d'oggi come un grande segno profetico di riconciliazione. Percorrendo queste esperienze abbiamo capito che Dio è di tutti, che il suo Vangelo è possibile e che la Chiesa lui l’ha pensata e voluta perché fosse un segno umile ma forte e provicatorio del suo grande “sogno”, del suo Regno.

b.

Poi ci siamo chiesti: e i nostri “fondatori” come hanno accolto questo Regno? Gli apostoli e i primi cristiani, in particolare quelli di Roma, come hanno mosso i primi passi e come sono riusciti a essere “Profezia” dentro le maglie del grande impero di quel tempo? Furono gli interrogativi che ci portarono a Roma sulle tracce umili, minuscole, quasi impercettibili di quei primi cristiani che prepararono, con la loro testimonianza, l'arrivo delle due grandi colonne: San Paolo e San Pietro.

c.

Quest'anno abbiamo voluto “toccare con mano e con il cuore” il luogo in cui questo annuncio di liberazione è nato e da cui si è diffuso. Abbiamo percorso le stesse strade di Gesù, si siamo seduti sudati e stanchi sulle stesse pietre, abbiamo cercato di condividere le sue fatiche e le sue gioie, il suo fallimento e le sue paure….fino all'alba della risurrezione. Ora desideriamo rendere partecipe anche te di quanto abbiamo vissuto…

a. Haifa (l’antica Cesarea Marittima)

Il primo giorno fummo ad Haifa, l’antica Cesarea Marittima, da dove partì, 2000 anni fa circa, la “barchetta” della Chiesa e dove il San Paolo fu imprigionato per lungo tempo per il semplice torto di aver abbracciato la fede in Gesù di Nazaret risorto. Qui in un piccolo fazzoletto di terra dove si sono susseguiti capitoli enormi di storia abbiamo capito subito che Dio, per portare avanti la sua storia, non ha bisogno né di grandi mezzi né di grandi uomini. Dinanzi a quel mare che ha assistito agli eventi più forti nella fede cristiana ci siamo messi in ascolto profondo del capitolo 10 degli Atti degli apostoli:

C'era in Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte Italica, uomo pio e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio. Un giorno verso le tre del pomeriggio vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo: «Cornelio!». Egli lo guardò e preso da timore disse: «Che c'è, Signore?». Gli rispose: «Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite, in tua memoria, innanzi a Dio. E ora manda degli uomini a Giaffa e fa' venire un certo Simone detto anche Pietro. Egli è ospite presso un tal Simone conciatore, la cui casa è sulla riva del mare». Quando l'angelo che gli parlava se ne fu andato, Cornelio chiamò due dei suoi servitori e un pio soldato fra i suoi attendenti e, spiegata loro ogni cosa, li mandò a Giaffa.

Il giorno dopo, mentre essi erano per via e si avvicinavano alla città, Pietro salì verso mezzogiorno sulla terrazza a pregare. Gli venne fame e voleva prendere cibo. Ma mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi. Vide il cielo aperto e un oggetto che discendeva come una tovaglia grande, calata a terra per i quattro capi. In essa c'era ogni sorta di quadrupedi e rettili della terra e uccelli del cielo. Allora risuonò una voce che gli diceva: «Alzati, Pietro, uccidi e mangia!». Ma Pietro rispose: «No davvero, Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla di profano e di immondo». E la voce di nuovo a lui: «Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più profano». Questo accadde per tre volte; poi d'un tratto quell'oggetto fu risollevato al cielo. Mentre Pietro si domandava perplesso tra sé e sé che cosa significasse ciò che aveva visto, gli uomini inviati da Cornelio, dopo aver domandato della casa di Simone, si fermarono all'ingresso. Chiamarono e chiesero se Simone, detto anche Pietro, alloggiava colà. Pietro stava ancora ripensando alla visione, quando lo Spirito gli disse: «Ecco, tre uomini ti cercano; alzati, scendi e va' con loro senza esitazione, perché io li ho mandati». Pietro scese incontro agli uomini e disse: «Eccomi, sono io quello che cercate. Qual è il motivo per cui siete venuti?». Risposero: «Il centurione Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio, stimato da tutto il popolo dei Giudei, è stato avvertito da un angelo santo di invitarti nella sua casa, per ascoltare ciò che hai da dirgli». Pietro allora li fece entrare e li ospitò.

Il giorno seguente si mise in viaggio con loro e alcuni fratelli di Giaffa lo accompagnarono. Il giorno dopo arrivò a Cesarèa. Cornelio stava ad aspettarli ed aveva invitato i congiunti e gli amici intimi. Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Alzati: anch'io sono un uomo!». Poi, continuando a conversare con lui, entrò e trovate riunite molte persone disse loro: «Voi sapete che non è lecito per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo.

Per questo sono venuto senza esitare quando mi avete mandato a chiamare. Vorrei dunque chiedere: per quale ragione mi avete fatto venire?». Cornelio allora rispose: «Quattro giorni or sono, verso quest'ora, stavo recitando la preghiera delle tre del pomeriggio nella mia casa, quando mi si presentò un uomo in splendida veste e mi disse: Cornelio, sono state esaudite le tue preghiere e ricordate le tue elemosine davanti a Dio. Manda dunque a Giaffa e fa' venire Simone chiamato anche Pietro; egli è ospite nella casa di Simone il conciatore, vicino al mare. Subito ho mandato a cercarti e tu hai fatto bene a venire. Ora dunque tutti noi, al cospetto di Dio, siamo qui riuniti per ascoltare tutto ciò che dal Signore ti è stato ordinato».

Pietro prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto. Questa è la parola che egli ha inviato ai figli d'Israele, recando la buona novella della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti. Voi conoscete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio. Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome».

Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: «Forse che si può proibire che siano battezzati con l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?». E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Dopo tutto questo lo pregarono di fermarsi alcuni giorni.
Atti 10, 23-48

b. Betlemme

Qui sperimentiamo la forza straordinaria di ciò che è semplicemente umano. Gesù Cristo entra nella storia dalla porta di servizio.

- Il Figlio di Dio nasce bambino e viene messo in una greppia: come mai? Maria e Giuseppe non avevano previsto neanche questo? O l’impotenza era talmente grande che…. La partenza nella semplicità è cominciata già fin da quella notte…Luca ribadisce per tre volte questa impotenza (stalla….greppia…).

- La fatica è di riscoprire il Signore nel segno di un bambino impotente: è una grossa provocazione per noi abituati alle cose importanti. E’ fondamentale fissare bene in noi quel volto di bambino per non smarrire la strada della semplicità.

La cornice biblica in cui si collocano i Vangeli dell’Infanzia di Gesù (Luca, 2; Matteo, 2) è data da Samuele 15, 1-13 (il “piccolo” entra nella storia…), I Profeti Michea ed Isaia, i Salmi 2. 72.89;

C. Nazareth

Nazareth ossia… che di peggio non si può... Nazaret: la strada del farsi “niente” e di essere nessuno”: per trent'anni Gesù ci vive, è conosciuto da tutti, vi lavora, condivide amicizie, divertimenti, momenti di fede.

Come raggiungere la Nazareth di Gesù? Sul piano della relazione con Dio suo Padre Gesù rivela due atteggiamenti:

  • A Nazareth Gesù sperimenta attraverso la lettura e la meditazione dei salmi, la grande coscienza della sua creaturalità. Ha vissuto il senso del limite e il senso del Dio provvidente.
  • Sul piano socio culturale fu un “Nazareno” (uno che viene da lontano, da un villaggio sconosciuto e sperduto…) e rimane con questo titolo fino alla fine della vita: è ebreo come tutti gli altri ma della categoria più bassa. “Nazareno”: non greco romano, non giudeo di Gerusalemme o di Betlemme...

Il giorno in cui, dopo una breve parentesi di assenza, ritornò a Nazareth e si recò alla Sinagoga venne trattato come uno che non vale niente. Lo avevano conosciuto nella più assoluta normalità: ora non poteva essere possibile che fosse lui a parlare così. Da quel momento in poi sarà chiamato “Nazareno” cioè uno che viene dal nulla, uno facilmente rimovibile dalla storia….
- ecco perché Gesù è subito in sintonia con il povero;
- ecco perché ogni forma di ingrandimento, di elefantiasi significa andare lontano da Nazareth;
- ecco perché le parabole sono piene di momenti-esperienze quotidiane (la pecora perduta, il figlio fuggito, la monetina perduta...) quasi a dire che il tempo ideale è il tempo del quotidiano, dell'anonimo: qui ci giochiamo la nostra fedeltà al Vangelo; quasi a dire ancora che nel Vangelo si entra solo se si è piccoli.

d. Cafarnao

Siamo giunti ormai al terzo periodo della vita di Gesù. Aveva tentato di entrare nella storia dalla porta della profezia (vedi il periodo trascorso presso Giovanni Battista) fino a quando Dio Padre gli fece capire che toccava a lui andare verso la gente e non viceversa. Ecco perché venne Cafarnao e vi rimase per due anni. Non avendo un recapito fisso in questi due anni visse nella famiglia di Pietro e si mosse dentro il territorio compreso tra Cafarnao-Betsaida-Corazin… interessato ad incontrare singole persone più che grandi folle. Come si muoveva?

  • o ogni sabato si recava in una delle tre sinagoghe;
  • o percorreva di continuo la strada di grande comunicazione che passava vicino a Cafarnao dove spesso, incontrando persone, parlava con parabole;
  • o accettando frequenti inviti nelle singole case...

Fu così che si fece il primo gruppo di simpatizzanti con i quali usava frasi e sentenze per provocare la riflessione: era dunque un profeta itinerante.

Altro aspetto curato da Gesù fu quello di incontrare e guarire malati: guariva per commozione e per legare a sé le persone non certo per farsi fama e successo. Non solo guariva ma spesso passava giorni interi vicino ai malati perché interessato all'uomo e desideroso di creare una relazione con lui. Il suo principio pastorale fu quello di adattarsi alle situazioni (strada-lago-barca...) prendendo gli spunti più disparati. La sua preoccupazione era non solo di orientare qualcuno a una visione nuova della vita ma anche di proporsi come amico di viaggio. A differenza di noi che abbiamo una concezione più dottrinale che relazionale del cristianesimo!!

L'esperienza di Cafarnao ci ricorda che Dio è Dio ma se vuoi il trovarlo l'appuntamento che lui fissa è sull'umano. E questo fa sperare nella piena recuperabilità di ogni uomo. Tant'è che ancora oggi la nostra fede continua a dare i tre grandi appuntamenti per potere incontrare Dio:

  1. I Sacramenti che rendono concreta la corporeità di Gesù;
  2. La Parola non saputa ma continuamente ascoltata;
  3. I Poveri per capire che ciascuno di noi è preziosa gli occhi di Dio;

Cafarnao sembra dirci che è urgente rifare oggi la speranza sull'uomo: questo è rifare il cristianesimo oggi!

Quando attorno a lui si creò un gruppo di simpatizzanti e convertiti a un Dio più serio Lui cercò di legarli sempre più alla sua persona per essere Lui la nuova via, la nuova guida verso Dio Padre. E non fu mai un gruppo maschile ma misto (uomini e donne insieme): ponendosi così in netta sfida contro la concezione ebraica del tempo… Gesù ha giocato tutte le sfide delle relazioni umane per annunciare che per Dio gli uomini erano tutti uguali.

Noi oggi
Siamo dentro un cristianesimo troppo dottrinale organizzativo e poco relazionale; un cristianesimo malato di teoria e spiritualismi ma non dal volto umano; una vita cristiana moralistica e poco convinta della recuperabilità di ogni uomo.

e. Tabor

Ovvero l’ombra del fallimento da cui scaturisce la grande scelta di Gesù di abbandonarsi a Dio Padre.

Il molte Tabor è ai bordi di una grande valle: la valle dei profeti.

  • a fondo valle arrivò Mosé e vi morì prima di raggiungere la terra promessa
  • il profeta Elia visse in questa valle fino al suo ritiro;
  • il profeta Eliseo pure venne qui per morire sul monte Nebo;
  • mos è un altro profeta di questa valle;
  • Così il profeta Geremia;
  • Qui sorse addirittura un movimento profetico a Qumran e nacquero i “profeti battezzatori” fra cui Giovanni Battista;
  • Altro grande profeta fu il Deuteroisaia i cui oracoli furono scritti nella valle del giordano…..

Tutti questi eventi ci portano a dire che chi serve Dio ad un certo punto sceglie di ritirarsi perché lascia che la storia venga presa in mano da Dio.

> Quando Gesù dopo i due anni trascorsi in Galilea si vide ricercato e completamente chiuso si diede alla fuga: è il periodo dell'esilio nel quale Gesù vive solo con i suoi discepoli ed è il periodo nel quale Gesù punta alla formazione del gruppo. Fece vivere ai suoi discepoli una formazione alla missione per sei mesi: è in questa fase che vive l'esperienza del Tabor. Forse in questa grande e drammatica salita c’è anche un senso più profondo.

> Al momento della Trasfigurazione accanto a Gesù appaiono i primi due profeti: Mosé ed Elia. Sappiamo che essi vissero una grande crisi di fede: Mosé venne tradito dal suo popolo con la costruzione del vitello d'oro (Esodo 33-34) e ciò determinò la sua grande crisi. Il profeta Elia aveva sconfitto i sacerdoti del dio Baal: nonostante questa vittoria fallisce e rimane decisamente solo...

Questo ci fa pensare che la Trasfigurazione segna il grande fallimento di Gesù: durante i due anni trascorsi in Galilea infatti non era assolutamente riuscito a formare i suoi discepoli..

> Questo però ci fa anche dire che i fallimenti sono i momenti nei quali Dio prende in mano la storia e chiede a noi di mettersi da parte: si tratta di un cambiamento di gestione.

Accettare la sfida trasfigura una persona perché lo aiuta a percorrere la stessa strada del Signore Gesù. Trasfigurare significa ri-motivare... tant'è che, scendendo a valle, Gesù riprende forza e sceglie di puntare diritto a Gerusalemme. Accettare la sfida della trasfigurazione significa accontentarsi di seminare senza pretendere di raccogliere; significa fermarmi, ripensarmi e sapere che Dio non abbandona nessuno.

> Per una sequela autentica occorre:
- perdersi e fidarsi di Dio (Marco 8, 34-38);
- farsi piccoli (Marco 9,34-37): chi si crede grande distrugge la comunità;
- colui che è chiamato a presiedere deve avere una mentalità di servizio (Marco 10,35-45);

f. Gerusalemme: l'ultimo giorno di Gesù con i suoi discepoli

A Gerusalemme Gesù visse sei mesi di profezia che lo condussero prima alla cattura e poi all'amara conclusione della sua vita. Quest'ultimo giorno, preceduto dal complotto di Giuda, inizia con la decisione di Gesù di celebrare la Pasqua ebraica con i suoi discepoli e di celebrarla in grande stile. Il banchetto è quello della comunione (schiacciata con pane azzimo-erbe amare-calice della comunione): ai discepoli vuole far capire che ha scelto di rimanere per sempre con loro.

Di fatto però il clima di quella sera è melenso superficiale: nessuno dei discepoli si coinvolge... poi al Getsemani il disinteresse continua fino all'amara conclusione che vede la fuga di tutti. (Matteo 26; Marco 14; Luca 22; Giovanni 13-17)

Gesù sceglie il segno della cena per dare e darsi tempo: è la cena dell'amicizia, dello scambio. Il dramma del Giovedì Santo è la sua solitudine: ha cercato durante la sua vita di comunicare con tutti e ora si trova decisamente solo! La fuga dei discepoli rivela che non hanno capito Gesù, si sono entusiasmati ma non l'hanno stimato granché (vedi i Salmi: 35. 41. 55)

Il Dio nel quale la Bibbia ci introduce è un grande illuso sugli uomini: voleva relazioni fraterne e familiari... non ha trovato figli. Si è dato il nome di Padre ma i figli non l'hanno riconosciuto... rimarrà un problema insolubile? Noi crediamo che l'unica soluzione sia da una parte l'amore incrollabile del Padre e dall'altra l'impegno a cercare di continuo piccole fraternità. Ma per riuscirci dobbiamo guarire l'illusione di farcela da soli: quest'uomo che abbandona testardamente Dio non riuscirà mai da solo a fare fraternità perché la fraternità evangelica è prima di tutto un “gioco” di relazioni gratuite.

Dentro il cenacolo

Come entrare dentro al cenacolo a 2000 anni di distanza? Per farlo occorre ricordare che il banchetto è una delle maniere con cui Gesù ha sempre coltivato incontri e relazioni; quella sera inoltre Gesù stava vivendo in maniera decisamente intensa il suo profondo “SI” al Padre suo.

Questo grande “SI” aveva lo scopo di rendere inequivocabili le dichiarazioni fatte e gli impegni presi da Dio nell'Antico Testamento. Gesù vuole confermare queste grandi dichiarazioni rese da Dio attraverso i profeti per mostrare agli uomini i segni della sua solidarietà confermata dalla grande attenzione verso gli ultimi. Si trattava di confermare che agli occhi di Dio nessuno è perduto: è questa la forza che sostenne Gesù anche nei momenti di crisi. Il dramma più forte di Gesù è quello di stare fedele all'uomo e di assicurargli che da parte di Dio non c'è alcuno rigetto verso nessuno. È dentro questo grande gesto che si capisce la certezza che siamo salvati, che Dio non ci respinge, che tiene a noi e ci ama. Credere è accettare questo grande messaggio, a fidarmi ciecamente che Lui non mi ha escluso.

Ciò nonostante Gesù morì mezzo disperato: la passione fu anche fisica soprattutto per la totale solitudine. Una passione di fallimento totale…

Noi oggi:
Come evangelizzare quella parte di noi che reagisce con violenza al sopruso e pretende di fare fraternità a prescindere da Dio?
Noi sappiamo dire il nostro “SI”? A Dio... ma anche nel concedere al fratello ogni possibilità di ricuperabilità?

g. Getsemani e Santo sepolcro

Ultimo giorno di Gesù a Gerusalemme: come si svolge la sua ultima giornata?

Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù, per farlo morire. Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al governatore Pilato. Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d`argento ai sommi sacerdoti e agli anziani dicendo: "Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente". Ma quelli dissero: "Che ci riguarda? Veditela tu!". Ed egli, gettate le monete d`argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi. Ma i sommi sacerdoti, raccolto quel denaro, dissero: "Non è lecito metterlo nel tesoro, perché è prezzo di sangue". E tenuto consiglio, comprarono con esso il Campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu denominato "Campo di sangue" fino al giorno d`oggi. Allora si adempì quanto era stato detto dal profeta Geremia: E presero trenta denari d`argento, il prezzo del venduto, che i figli di Israele avevano mercanteggiato, e li diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore. Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore l`interrogò dicendo: "Sei tu il re dei Giudei?". Gesù rispose "Tu lo dici". E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla. Allora Pilato gli disse: "Non senti quante cose attestano contro di te?". Ma Gesù non gli rispose neanche una parola, con grande meraviglia del governatore. Il governatore era solito, per ciascuna festa di Pasqua, rilasciare al popolo un prigioniero, a loro scelta. Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba. Mentre quindi si trovavano riuniti, Pilato disse loro: "Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?". Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia. Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: "Non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua". Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò: "Chi dei due volete che vi rilasci?". Quelli risposero: "Barabba!". Disse loro Pilato: "Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?". Tutti gli risposero: "Sia crocifisso!". Ed egli aggiunse: "Ma che male ha fatto?". Essi allora urlarono: "Sia crocifisso!". Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell`acqua, si lavò le mani davanti alla folla: "Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!". E tutto il popolo rispose: "Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli". Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso. Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: "Salve, re dei Giudei!". E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo.
Dal Vangelo di Matteo: 27, 1-31

Dentro a questo quadro ci chiediamo: quale esperienza ha vissuto l'uomo Gesù di Nazareth morendo a quel modo?

  • Anzitutto il profondo atteggiamento di Gesù è quello di obbedire al piano del Padre suo per confermare quanto Lui aveva detto nell'Antico Testamento dentro l'esperienza della morte del profeta-servo: Isaia 53;
  • “Padre, se è possibile , passi da me questo calice…”: sono parole che esprimono il desiderio disperato di essere sottratto al grande “SI”…: sta gridando di non farcela…;
  • “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”: siamo dinanzi alla terza grande esperienza di Gesù, quella della solitudine più disperata. Noi andiamo veramente male a dire come si muore giustiziati: i più competenti per capire quel giustiziato sono i condannati a morte per calunnia o falsa testimonianza, competenti a capire quelle ore possono essere coloro che vedono il fallimento della loro opera o i traditi dai propri amici o quanti amano correttamente e non si vedono corrisposti per nulla
  • Al riguardo gli evangelisti citano i cosiddetti” salmi imprecatori” che sono:
    - salmi di fragilità creaturale (6. 22. 31. 38. 41);
    - salmi di abbandono nella vecchiaia (37. 71. 88);
    - salmi pieni di rabbia per la calunnia umana (5. 7. 12. 26. 28. 35. 54. 55. 64. 109. 141);
    - salmi di chi è bersagliato dai prepotenti (9. 13. 17. 56. 57. 59. 69. 70. 140. 142. 143)
  • E ancora ci chiediamo: quale coscienza ebbe Gesù tra il Getsemani e il Calvario? Quella dell'uomo che affronta il dramma e fa di tutto per restare fedele a Dio. Gesù è finito fra gli ultimi al punto che mancava solo la categoria degli schiavi condannati a morte: alla fine proprio questa fu la sua compagnia!!

Noi oggi:
Come imparare a parlare il linguaggio dei “traditi” oggi?... il linguaggio della donna tradita, del genitore ripudiato, del prete tradito e fallito, dell'uomo-donna scartati dalla società...

h. Celebrazione finale al Santo sepolcro

Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto.

Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: "Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?". Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: "Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?". Domandò: "Che cosa?". Gli risposero: "Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l`hanno crocifisso.Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l`hanno visto".

Ed egli disse loro: "Stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?".

E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino". Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.

Ed ecco si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l`un l`altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?". E partirono senz`indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone". Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l`avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Dal Vangelo di Luca 24, 14-35

In questo nostro Pellegrinaggio abbiamo cercato di ricostruire alcune fasi della vicenda umana e storica del Figlio di Dio:

  • Restituendogli le proporzioni e gli scenari palestinesi originari: a Nazareth, nell'area del lago di Tiberiade, al deserto di Giuda, a Gerusalemme... abbiamo visto che tutto è piccolo e marginale, tutto è umanissimo: ora ci sembra di aver vissuto una grande utopia, un grande sogno…
  • Lo abbiamo trovato tanto vicino alla nostra avventura umana: quella normale senza artifici d'ingrandimento, quella più semplice, quella fragile: quella in cui Dio era considerato grande e rassicurante.
  • Da Nazareth come da altre sue situazioni storiche Egli ci ha parlato con le sue scelte, con il suo stile di vita: quanti ritratti di Gesù vivo ben più eloquenti di ogni istantanea fissa!
  • Ci ha ricordato come Lui e Dio suo Padre amano ognuno, senza esclusioni, ci ha ripetuto che non siamo orfani; caso mai siamo figli prodighi per avventura...
  • Così ci ha raggiunti sulla strada di Emmaus mentre siamo tentati di allontanarci delusi e disorientati come tanti nostri “contemporanei” d'Occidente:
    - noi sognavamo vittorie e riuscite, priorità di diritto sugli altri...
    -verso Emmaus stiamo dichiarando che siamo sopraffatti dal senso di fallimento, dallo scoraggiamento, dalla demotivazione...
  • Ripercorrendo la sua edizione umana di esistenza Gesù ci ha parlato di:
    - Semplificazione: chi è semplice è libero!
    - Relazioni fraterne: dare ma pure saper ricevere: saper ricevere da tutti, da altre culture, dai semplici, dei poveri... abbiamo ancora troppa presunzione di essere i maestri di tutti gli altri!
    - Servire e rendersi disponibili.

Ecco: il Signore qui, un questa “sua” terra ci ha svelato motivi di speranza e di fiducia. Con una precisazione: noi cerchiamo non un lontano ma un vicino.

Come verso Emmaus è Lui a fare strada, è Lui a farci parlare, è Lui a farsi vedere.